uomini e topi


 Osservazioni a margine di un sopralluogo





  Domenica 20 febbraio 2011.
  Con Paolo e Saverio ci incontriamo per effettuare un sopralluogo sulla tangenziale. 
Andiamo alla ricerca di sfondi per poter realizzare una serie fotografica da portare ad un piccolo concorso fotografico.


L’idea nasce come sviluppo di un’azione fatta una settimana prima a pietralata. 
Ai lati di una fermata dell’autobus abbiamo dipinto sull’asfalto due frasi: COULD U STOP THE NOISE? e KEEP ON MOVIN’.
(Le ragioni di tutto cio’ sono scritte in un altro post.)
Da questa esperienza è nata la visione di un piccolo uomo che percorre alcuni luoghi della città portando, al posto della testa, un fumetto con la scritta COULD U STOP THE NOISE?

Quello che ci interessa è l’esplorazione di una serie di paesaggi sonori. La città è anche SUONO. Spesso questo suono si trasforma in rumore cancellando qualsiasi altra possibilità uditiva. Esistono ormai luoghi in cui il nostro orecchio è cieco. Il nostro piccolo uomo percorrerà questi luoghi portando con se la richiesta di abbassare il volume.
Le aree prescelte per le prime apparizioni sono ovviamente le più semplici: la tangenziale e un grande centro commerciale. Decidiamo di iniziare proprio dalla tangenziale.
Appuntamento per la 11.00.
La tangenziale è un vorticoso fiume urbano. Come un fiume è difficilmente attraversabile, è piena di luoghi nascosti.
Intorno ad essa si è sviluppato un paesaggio complesso.
Molti anni fa gli stalker hanno parlato di “territori attuali”. Il rumore è molto forte, anche di domenica. A difficoltà riusciamo a parlarci. E’ vero, d’altro canto, che non è stata pensata per essere percorsa a piedi. E’ pero anche vero che questa strada attraversa roma quasi toccando in alcuni punti i suoi palazzi. Per noi rappresenta un esempio estremo sebbene già molto spesso sfruttato. Viviamo ormai immersi in un rumore solido nel quale inconsciamente siamo immersi. Intere zone delle città sono sopraffatte dai decibel. La tangenziale è solo uno dei casi più eclatanti di questo fenomeno.
Durante il sopralluogo è accaduto qualcosa di particolare.
Percorrendo a piedi vari tratti del suo percorso abbiamo osservato la presenza di una serie di rifugi temporanei dove vive un’umanità nascosta.
Ossia, all’interno di questi territori che la città ha, più o meno volontariamente dimenticato, si sono insediate piccole comunità che spinte dalla disperazione hanno trovato un habitat ideale alla loro sopravvivenza. Parliamo ovviamente di sopravvivenza e non di vita. Qui si vive come topi: veloci ed invisibili.

Esistono, a nostro parere, una serie di coincidenze che hanno permesso la nascita di questo fenomeno proprio qui.

LA VELOCITA’
La velocità nasconde.
Questo è un dato abbastanza ovvio per chiunque percorra la tangenziale di roma.
Il percorso di questa arteria va da san giovanni fino allo stadio olimpico. Alcuni tratti sono perennemente intasati e qui le auto vanno a passo d’uomo; altri invece consentono scatti e accelerazioni. Dopo tanta fila, la possibilità di accelerare è una liberazione. L’attenzione in questi tratti è frontale. La visione periferica è quasi del tutto annullata. Il paesaggio laterale scompare….apparentemente i lati della strada sono disabitati. Se però percorressimo questa strada guardando di lato con attenzione noteremmo piccoli recinti, il tetto di una tenda dietro un pilone, dei vestiti stesi ad asciugare. Una specie di città parallela non facilmente visibile.

IL RUMORE
Il rumore protegge.
Le strade producono rumore. Questo aspetto, insieme alla presenza di forti livelli di inquinamento, crea una specie di zona cuscinetto laterale dove nessuno vuole andare. Nasce quella che potremmo chiamare “nebbia urbana”. E’ un luogo dai contorni indefiniti ma reali. Se vuoi nasconderti questo è un luogo perfetto.


LO SMOG
Lo smog allontana.
Su questo punto non c’è molto altro da dire.

LA SEZIONE
Questo è il fattore chiave. La possibilità di un riparo rende appetibili questi luoghi.
Sotto i viadotti o sotto le rampe di risalita nasce la possibilità di un rifugio.

Parliamo delle condizioni minime dell’architettura: un piano orizzontale per riposare, un tetto per proteggersi dalla pioggia, delle pareti di fortuna e se possibile un piccolo fornello. Sono le basi dell’architettura. I quattro punti di Gottfried Semper. Tutto il resto è comodità. L’acqua corrente, un bagno non sono indispensabili alla sopravvivenza, semplicemente la trasformano in vita.
Qui osserviamo la condizione base, la sedia di Alejandro Aravena. Ai margini della tangenziale “il meno è il meno”.
Esistono molte città che corrono al fianco di quella che crediamo sia l’unica. Lo sappiamo, lo dimentichiamo.
Millenni di architettura qui tornano al grado zero. Questi luoghi, sovrastati dal rumore, continuano ostinatamente a urlare.






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