Perchè (feed)


 L’architettura è nebbia…





  L’architettura è nebbia…
  Le azioni portano con loro altre azioni...
Si parte con un’idea, a volte precisa altre volte appena intuita, e mentre la si costruisce le cose cominciano a cambiare.
Ogni processo è sempre molto più ricco di quanto abbiamo immaginato. Porta con se innumerevoli nuove prospettive.
È come un tessuto vivo. Inizialmente individuiamo elementi puntuali (rumori) e delle linee che li uniscono e che sono tracciate in base alla nostra esperienza, ai nostri pensieri, alla nostra sensibilità e logica (assonanze). Quando queste traiettorie si incrociano, si generano intersezioni: sono punti accresciuti o sensibili perché sono il risultato di esperienza accumulata, osservata o dedotta e perciò sono punti differenti dai primi (diventano rumori familiari); così da spettatori esterni quali eravamo nel tracciare linee e posizionare punti semplici, ci caliamo all’interno di questo groviglio, viviamo al suo interno (ne percepiamo il rumore). Il processo passa dalla visione astratta e zenitale alla visione sensibile e perpendicolare,  diventiamo responsabili dell’andamento del groviglio, scegliamo le traiettorie su cui muoverci o su cui lasciarci condurre. Camminiamo su binari morbidi il cui tracciato si riformula secondo approssimazioni tangenziali. Ci muoviamo provando a riconoscere il rumore e a dargli un nome. Il percorso viene calibrato ogni volta, come quando si disegna un cerchio a mano libera e ci si accorge che per farlo venire il più rotondo possibile, abbiamo bisogno di staccare un momento lo sguardo dalla linea tracciata e vedere se ciò che è stato tracciato fino a un momento fa, ben si adegua alla forma originalmente immaginata, alle proporzioni desiderate, al rapporto spaziale di ciò che è tracciato con il foglio su cui stiamo disegnando. Viviamo in questo continuo spostamento di posizione, trasformiamo, come in un gioco, il piano orizzontale delle intenzioni nel piano verticale dell’esperienza.
Stabiliamo gradazioni e intensità nel formulare connessioni o interruzioni tra le traiettorie del groviglio; ci muoviamo con agilità e leggerezza, come funamboli su di un filo; prestiamo attenzione a rumori o assonanze perché ci possono aiutare a procedere avanti e indietro tra i punti, tra i luoghi e tra il tempo.
Per questo (feed) è un “organismo mutante” che è pronto a seguire anche i segni più leggeri, attento alle minime deviazioni. Registriamo rumori, cerchiamo di riorganizzarli in segnali.
E’ multiforme, segue poche regole, ma si basa sulla logica dell’osservazione. 
E’ un’attitudine alla sperimentazione.
È simultaneamente lavoro individuale e collettivo. Perciò pretende collaborazioni.
È esperienza e ci fa prendere parte al mondo.
Non ci interessa l’originalità.
Siamo convinti che se un’idea è buona vale la pena continuare ad usarla.
La studiamo, la tocchiamo, la ascoltiamo e se necessario la modifichiamo, la trasformiamo.
Seguiamo sentieri conosciuti con la speranza di poter andare oltre…

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